Rocca Imperiale

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E’ passato alla storia attuale come il Paese della Poesia e del limone. Ma vi è di più, molto di più. Vanta anche tanta storia passata a cominciare dal Castello Svevo che è posto sulla sommità di un colle che abbraccia il centro storico  con le sue abitazioni caratteristicamente disposte a gradini e si  presenta come un borgo dall’aspetto caratteristico  di un paesaggio di presepe, specie di notte quando è illuminato. La fortezza, costruita a partire dal 1221, è ubicata a circa 200 metri sul livello del mare e venne fatta costruire per disposizione di Federico II di Svevia in un luogo di estrema importanza dal punto di vista militare e strategico perchè posto praticamente sulla Via Publica Apulia , quindi , vista l’ubicazione in altura, serviva da torre di guardia per il controllo della strada che costeggia il mar Ionio. Dunque il ruolo principale del castello era quello difensivo, al quale però venne affiancato, da Federico, anche quello di dare asilo alla Corte durante gli spostamenti e durante le campagne venatorie alle quali il territorio rocchese era adattissimo. Il Castello presenta una pianta a forma quadrata costituita da un mastio poligonale a scarpa , il quale si protrae fino al margine della collina sulla quale poggia l’intera struttura. Il mastio è circondato da un muro di cinta, provvisto di parapetto, che si dispone al limite di un fossato profondo circa otto metri. Un primo ponte levatoio introduce i visitatori su di una via sopraelevata racchiusa in un bastione merlato (la Cittadella), fino a condurli verso il secondo ponte levatoio e il portale di Federico, dal quale è possibile osservare il panorama mozzafiato che mostra il mare e prosegue poi salendo dolcemente verso le colline a sud. Visitare il castello, da  dunque al visitatore attento la possibilità di intraprendere un viaggio lungo ben sei secoli, nei quali è stata plasmata l’attuale situazione del meridione del bel paese. Inoltre poi è possibile rivivere i momenti di vita medioevali grazie alle rappresentazioni teatrali dei  percorsi federiciani che si svolgono nel mese di agosto, con la presenza di sbandieratori, e figuranti in abiti d’epoca. Nel “Registrum Ballarum” al numero XIII troviamo il “diploma” con cui i Frati Minori Francescani dell’Osservanza Regolare della provincia di Basilicata furono autorizzati a costruire in Rocca Imperiale un Monastero del 27 giugno 1562, data in cui venne autorizzata la costruzione. Per circa 40 anni in seguito alla sua costruzione il monastero rimase abbandonato a se stesso senza un minimo di custodia e il suo deterioramento fu inevitabile. Attualmente, alcune stanze della struttura ospitano la biblioteca Comunale. Rocca Imperiale vanta anche diverse chiese.  La Chiesa Madre è’ la prima costruzione sacra. Venne edificata in seguito alla costruzione del castello Svevo, quindi all’epoca di Federico II di Svevia. Tale ipotesi trova conferma, come dimostra la datazione del campanile della chiesa che risale al XII secolo (1239). La struttura è di stile romanico puro. La chiesa era ed è dedicata a Santa Maria in cielo Assunta. Inoltre vi è il Santuario delle Cesine o Santa Maria della Nova. Come vuole la tradizione la cappella delle Cesine,  è stata costruita ad opera di un principe pellegrino che, secondo una leggenda, dopo essere stato vittima di un naufragio ed essere sbarcato sulle nostre coste, si ritirò sull’ altura posta innanzi alla zona del naufragio in eremitaggio raccolto in preghiere di ringraziamento per aver avuta salva la vita. Si narra che l’immagine del principe figurasse sulle pareti della vecchia chiesetta ma oggi quest’immagine non c’è più, come è scomparsa anche l’immagine della Madonna alla quale il principe si era rivolto. L’episodio sopra citato, si pensa sia accaduto attorno al 1400, infatti l’istituzione della festa religiosa della Visitazione risala al 1380 per decreto di Papa Urbano VI , promulgato poi dal suo successore Bonifacio IX.  L’effigie sacra della Madonna è riprodotta su tela a olio e misura 110 x 90 cm. Non si hanno testimonianze riguardo la celebrazione delle feste dell’epoca, ma si sa per certo che la solennità del 2 luglio divenne patronale subito dopo l’invasione turca del 1644. Il 29 Giugno di quell’anno, infatti, comparve, all’orizzonte della nostra spiaggia, una flotta turca formata da cinquanta galee. In totale circa due o tremila uomini armati sbracarono sulla nostra spiaggia, questi circondarono le mura della cittadina mentre la popolazione dormiva. Gli abitanti svegliati di colpo e non avendo opportunità di difesa, trovarono rifugio nel castello. I turchi , nonostante l’assedio, non riuscirono a sfondare le mura della roccaforte, incendiarono molte case e anche la chiesa madre, della quale si salvò solo il campanile. In quest’occasione, il popolo raccolto tra le mura del castello, nella notte tra l’1 e il 2 di luglio rivolto in preghiera verso la chiesetta della Nova, fece voto di solennizzare in perpetuum quella data qualora fosse stato allontanato il pericolo incombente. La grazia, avvenuta il giorno seguente, venne ritenuta dai sopravvissuti come un segno di aiuto divino, del quale bisognava mantenere sempre viva la riconoscenza e il ricordo attraverso le generazioni future. Nel 1772, il territorio rocchese attraversò un lungo periodo di siccità, che mise a serio rischio l’agricoltura locale. Questo fece porre ancora tanta fiducia nella Madonna. e la sacra immagine venne portata in processione dalla cappella in campagna alla chiesa madre. Appena giunti con il quadro all’interno della chiesa in paese, un abbondante pioggia cadde giù dal cielo e fu linfa vitale per i campi e quella fu un ottima annata. In questo modo dunque nacque la devozione di rilevare l’effige sacra dal Santuario delle Cesine, il sabato in Albis, e di tenerla in venerazione nella chiesa madre fino al 2 luglio. Nel corso dei secoli nell’abitato di Rocca Imperiale furono edificate altre chiese. Prima fra tutte, risalente al quattrocento la chiesa di S. Giovanni, in seguito in ordine cronologico, furono costruite la cappella delle Cesine in campagna; del Rosario, di San Biagio, della Croce posta all’ingresso del paese e in ultimo dell’Immacolata, in sostanza addossata alla chiesa matrice, situata al posto dell’attuale monumento in memoria dei caduti in guerra. Attualmente non si rilevano tracce della chiesa di S. Biagio, dell’immacolata e della Croce. Nel 700 sono segnalate come diroccate le cappelle della S.S. Annunziata e di S. Giovanni, ubicate nelle omonime contrade. All’ingresso del Centro storico, inclusa nello splendido complesso del monastero , vi è la Chiesa dedicata a S. Antonio di Padova venerato il 13 Giugno. La Chiesa Visitazione della Beata Vergine Maria situata nella marina fu istituita nel 1964, venne retta nei primi anni dal parroco del paese Don Francesco Guarino, in seguito dal Natale del 1967 all’Agosto del 1984 venne guidata dai padri Stimmatini, per poi essere affidata all’attuale parroco della marina Don Mario Nuzzi. Prima della costruzione, della maestosa opera architettonica odierna, era adibito a chiesa un capannone di fortuna. Il 4 Agosto del 2001, finalmente terminano i lavori e venne inaugurata la nuova Chiesa, i cui lavori di messa in opera vennero seguiti in un primo momento dall’Architetto Affuso e poi in seguito dall’Architetto Forace. Data la modernità delle forme architettoniche e la diffusione del verbo di Dio espressa mediante una ricercata sensibilità artistica, fanno della Chiesa della Visitazione della Beata Vergine Maria una delle bellezza artistiche più prestigiose e rare di tutto l’Alto Ionio Cosentino. La Struttura esterna ha la forma di una nave orientata verso il porto, questo a testimonianza che la chiesa deve essere la nave che conduce i fedeli verso la via celeste. All’interno la struttura assume una configurazione ad anfiteatro, in modo tale che i fedeli possano godere di un’ottima visuale per seguire al meglio le celebrazioni liturgiche. La volta è in legno lamellare e crea forme geometriche che danno un senso dinamico e di mobilità. Vista in tutta la sua profondità l’edificio ricorda una sorta di navicella spaziale che si eleva verso il cielo.

Il Museo delle Cere ospitato all’interno dell’antico Monastero dei “Frati Osservanti”  offre una sensazionale e suggestiva atmosfera grazie alla compresenza di elementi di misticità, vetustà e alla combinazione spettacolare tra il sacro ed il profano. Numerosi sono i personaggi qui rappresentati con ricercata e acuta verosimiglianza a quelli che sono stati gli uomini simbolo del Novecento che hanno contribuito a dare luce e spessore economico, artistico, culturale, politico, religioso e sociale al nostro Paese e all’intero genere umano. Da Federico II di Svevia a De Gaspari, da Mussolini a Che Guevara, l’eroe Alfredo Lutri, da Madre Teresa di Calcutta a Rita Levi Montalcini, da Giuseppe Verdi a Totò (principe Antonio de Curtis), tutti a grandezza umana con occhi di cristallo e capelli veri adornati da un vestiario più che reale, rappresentativo del nostro immaginario collettivo. Non mancano poi personaggi popolari che con le loro gesta hanno dato splendore e fama a tutta la comunità come ad esempio il pluridecorato milite Francesco Mesce. Tra le pareti di quello che un tempo fu luogo di preghiera e di culto, completamente immersi nelle vestigia del già di per sé sensazionale Monumento, si respira un’aria trascendentale con le statue che evocano un contatto quasi umano. E’ stato istituito un concorso di poesia Il “Federiciano” che ogni anno accoglie a Rocca Imperiale centinaia di poeti provenienti da ogni parte di Italia. Da qui il riconoscimento di “Paese della Poesia”, grazie all’impegno notevole dell’amministrazione comunale e della casa editrice Aletti di Guidonia (Roma). Rocca Imperiale è anche il paese del limone, ovvero dell’Oro di Federico. Difatti il Consorzio di Tutela e Valorizzazione del Limone IGP di Rocca Imperiale organizza spesso eventi informativi e gastronomici miranti a far conoscere il prodotto di qualità. In bella mostra durante gli eventi è possibile apprezzare le marmellate di limone, le torte di limone, la granita di limone, il limoncello e altre prelibatezze .Non si esclude la possibilità di mangiare  il limone proprio perché è dolce, gustoso e caratteristico. E per tutti vi è ancora tanto da vedere e da scoprire.

Franco Lofrano